Da donna a donna: parliamo di piacere!

Quante volte sarà capitato a noi donne di provare una profonda vergogna nell’ammettere di praticare dell’autoerotismo o anche solo di parlarne? La masturbazione femminile ha un’assente storia dietro di sé: attenzione, non una storia assente ma un’assente storia poiché una storia ce l’ha eccome, essa esiste ma non è conosciuta e quindi risulta “mancante” - in fatti la maggior parte degli studi e delle indagini storiche in materia si riferiscono per lo più alla masturbazione maschile. La storia e la pratica della masturbazione femminile esiste dal momento in cui esistono le pulsioni vitali, esiste la libido, esiste la “vita” e con essa anche la sessualità, parte integrante dell’esistenza di ogni essere umano. Accanto ad essa però vi è sempre stata (e in parte purtroppo vi è ancora oggi) una profonda ignoranza sulle esperienze autoerotiche delle donne e a volte sono le donne stesse a non conoscerle e quindi a non “liberarsi” nel praticarle appieno oppure a praticarle e trattarle come un vero e proprio tabù. Come potrebbe essere altrimenti se nessuno affronta l’argomento? A volte addirittura si finge che non sia un fatto reale, lo si nega e questo anche perché la società, in alcune sue espressioni più rigide e bigotte, ha un immaginario delle donne che è riassumibile nella metaforica forbice di “sante o puttane”: ed ecco che risulta molto complicato un confronto sul tema quando inconsapevolmente diventiamo per prime vittime di questa visione. Una donna che prova piacere, che pretende e cerca piacere, una donna che conosce il proprio corpo e sa come darsi del piacere è ad oggi ancora una figura difficile da accettare perché la complessità del tema è tutta legata al “grande” problema che la nostra società ha nei confronti del sesso e con tutto ciò che lo riguarda: 

“la sessualità si costruisce attraverso l’interazione tra l’individuo e le strutture sociali”

 dunque il problema per noi donne si intensifica ulteriormente proprio perché non si può prescindere dalla società stessa e da come esse ci vede. Scommetto che (come è successo a me) fin da ragazzina ti hanno ripetuto ossessivamente come non rimanere incinta - cosa certamente importante - ma che nessuno allo stesso tempo e con la stessa importanza ti ha mai parlato del piacere, del diritto umano di provarne e di come trovarlo: una bella pentola di monete d’oro, un mito lontano da cercare sull’arcobaleno! E se anche fosse successo sono pronta ancora una volta a scommettere che la cosa è stata legata al discorso amoroso, alla costante ricerca di una felicità più grande, a un’idea di completamento con una persona “altra” da te. L’amore è una cosa bellissima, beninteso, ma di cosa si parla se non di amore quando si parla del piacere che puoi dare a te stessa? Con esso e attraverso di esso tu fai conoscenza di te: siamo diverse, tutte diverse e solo grazie a una buona conoscenza del nostro corpo e ad un’apertura verso di noi che possiamo capire cosa ci piace o potrebbe piacerci (e perché no, magari comunicandolo a chi ci sta accanto per goderne insieme reciprocamente nei momenti di consensuale intimità). 

“Il pieno sviluppo della sessualità è essenziale per il benessere individuale, interpersonale e sociale (..) e il diritto al piacere sessuale, incluso l’autoerotismo, è fonte di benessere fisico, psicologico e spirituale”

Oltre ad auspicarsi socialmente una maggiore, buona e sempre presente educazione sessuale che sia a tutti gli effetti una lifelong learning, il primo passo possiamo e dobbiamo farlo noi, anzitutto verso noi stesse, conoscendo il nostro corpo, confrontandoci, cercando di combattere il più possibile i tabù e i falsi miti e quindi aprendoci e praticando un quanto mai necessario e fondamentale amor proprio. 

1 World Association of Sexology, 1999, Dichiarazione dei diritti sessuali: http://sessuologiaclinicaroma.it/dichiarazione-dei-diritti-sessuali/
2  Ibidem.